Confino
Nel piovigginare perpetuo di un livido meriggiare mi accoccolo nel plumbeo dei miei immaginare. Tra boccoli rauchi dei fumi di un incenso ascolto i vociare del popolo del mondo. Dall’alto delle mie stanze, quasi un re dalla sua rocca, miro le scene, nel mio esilio, d’uno spettacolo spossante che si trascina da tanto, incespicante ed esausto, senza luci né musica; il mio istrione si nasconde e non entra in scena: il trucco del mio Pierrot non è ancora completo, la cera bianca è intatta; cola il nero dalle ciglia.
Ombriano, Crema
8 giugno 2008
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8 giugno 2008
Confino
Nel piovigginare perpetuo di un livido meriggiare mi accoccolo nel plumbeo dei miei immaginare. Tra boccoli rauchi dei fumi di un incenso ascolto i vociare del popolo del mondo. Dall’alto delle mie stanze, quasi un re dalla sua rocca, miro le scene, nel mio esilio, d’uno spettacolo spossante che si trascina da tanto, incespicante ed esausto, senza luci né musica; il mio istrione si nasconde e non entra in scena: il trucco del mio Pierrot non è ancora completo, la cera bianca è intatta; cola il nero dalle ciglia.
Confino
Nel piovigginare perpetuo di un livido meriggiare mi accoccolo nel plumbeo dei miei immaginare. Tra boccoli rauchi dei fumi di un incenso ascolto i vociare del popolo del mondo. Dall’alto delle mie stanze, quasi un re dalla sua rocca, miro le scene, nel mio esilio, d’uno spettacolo spossante che si trascina da tanto, incespicante ed esausto, senza luci né musica; il mio istrione si nasconde e non entra in scena: il trucco del mio Pierrot non è ancora completo, la cera bianca è intatta; cola il nero dalle ciglia.
Ombriano, Crema
8 giugno 2008
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Nel piovigginare perpetuo di un livido meriggiare mi accoccolo nel plumbeo dei miei immaginare. Tra boccoli rauchi dei fumi di un incenso ascolto i vociare del popolo del mondo. Dall’alto delle mie stanze, quasi un re dalla sua rocca, miro le scene, nel mio esilio, d’uno spettacolo spossante che si trascina da tanto, incespicante ed esausto, senza luci né musica; il mio istrione si nasconde e non entra in scena: il trucco del mio Pierrot non è ancora completo, la cera bianca è intatta; cola il nero dalle ciglia.
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Nel piovigginare perpetuo di un livido meriggiare mi accoccolo nel plumbeo dei miei immaginare. Tra boccoli rauchi dei fumi di un incenso ascolto i vociare del popolo del mondo. Dall’alto delle mie stanze, quasi un re dalla sua rocca, miro le scene, nel mio esilio, d’uno spettacolo spossante che si trascina da tanto, incespicante ed esausto, senza luci né musica; il mio istrione si nasconde e non entra in scena: il trucco del mio Pierrot non è ancora completo, la cera bianca è intatta; cola il nero dalle ciglia.
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© 2023 Michele Pastore. All rights reserved.
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