Un senso di solitudine mi avvolge
Un senso di solitudine mi avvolge tra le quattro mura scarlatte. Volti dorati e lignei mirano i miei deliri mentali. Lo stomaco si torce, come s’avvinghia un anaconda. Io, me, e Bach con oppugnabili fiori. Il sacchetto dei biscotti – mezzo vuotato proietta un’ombra lunga sul legno del tavolo. Una speranza, la fiamma di un cerino che tremola fievole ed effimera tra le spire acri dell’incenso; vapori di una folle sofferenza che non se ne va, ma giace greve sull’anima. Quanta cattiveria degli altri può ridurmi così?
Ombriano, Crema
15 maggio 2008
Ombriano, Crema
15 maggio 2008
Un senso di solitudine mi avvolge
Un senso di solitudine mi avvolge tra le quattro mura scarlatte. Volti dorati e lignei mirano i miei deliri mentali. Lo stomaco si torce, come s’avvinghia un anaconda. Io, me, e Bach con oppugnabili fiori. Il sacchetto dei biscotti – mezzo vuotato proietta un’ombra lunga sul legno del tavolo. Una speranza, la fiamma di un cerino che tremola fievole ed effimera tra le spire acri dell’incenso; vapori di una folle sofferenza che non se ne va, ma giace greve sull’anima. Quanta cattiveria degli altri può ridurmi così?
Un senso di solitudine mi avvolge
Un senso di solitudine mi avvolge tra le quattro mura scarlatte. Volti dorati e lignei mirano i miei deliri mentali. Lo stomaco si torce, come s’avvinghia un anaconda. Io, me, e Bach con oppugnabili fiori. Il sacchetto dei biscotti – mezzo vuotato proietta un’ombra lunga sul legno del tavolo. Una speranza, la fiamma di un cerino che tremola fievole ed effimera tra le spire acri dell’incenso; vapori di una folle sofferenza che non se ne va, ma giace greve sull’anima. Quanta cattiveria degli altri può ridurmi così?
Ombriano, Crema
15 maggio 2008
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Un senso di solitudine mi avvolge
Un senso di solitudine mi avvolge tra le quattro mura scarlatte. Volti dorati e lignei mirano i miei deliri mentali. Lo stomaco si torce, come s’avvinghia un anaconda. Io, me, e Bach con oppugnabili fiori. Il sacchetto dei biscotti – mezzo vuotato proietta un’ombra lunga sul legno del tavolo. Una speranza, la fiamma di un cerino che tremola fievole ed effimera tra le spire acri dell’incenso; vapori di una folle sofferenza che non se ne va, ma giace greve sull’anima. Quanta cattiveria degli altri può ridurmi così?
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Un senso di solitudine mi avvolge tra le quattro mura scarlatte. Volti dorati e lignei mirano i miei deliri mentali. Lo stomaco si torce, come s’avvinghia un anaconda. Io, me, e Bach con oppugnabili fiori. Il sacchetto dei biscotti – mezzo vuotato proietta un’ombra lunga sul legno del tavolo. Una speranza, la fiamma di un cerino che tremola fievole ed effimera tra le spire acri dell’incenso; vapori di una folle sofferenza che non se ne va, ma giace greve sull’anima. Quanta cattiveria degli altri può ridurmi così?
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© 2023 Michele Pastore. All rights reserved.
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